Paolo Nori nasce e vive a Parma nel quartiere Montebello. Si iscrive all’Istituto tecnico «Macedonio Melloni», ma ottiene il diploma c.f.p. in ragioneria, nel 1983. Successivamente lavora come ragioniere in Algeria, Iraq e Francia. Tornato in Italia, s’iscrive all’università. Dal 1988 al 1994 studia lingua e letteratura russa presso l’Università di Parma, conseguendo la laurea con una tesi sul poeta Velimir Chlebnikov[2][3].
Successivamente esercita a tempo parziale, per un certo periodo, l’attività di traduttore di manuali tecnici dal russo. Alla redazione della rivista modenese Il semplice (1995-1997) conosce Ermanno Cavazzoni, Gianni Celati, Ugo Cornia, Daniele Benati, con i quali collabora per anni, cominciando a pubblicare i suoi scritti. Il suo stile è influenzato, da una parte, dall’ambiente dove è nato e vissuto e, dall’altra, dalle correnti letterarie dell’avanguardia russa[2]. Nel 1999 pubblica il suo primo romanzo, Le cose non sono le cose.
Nello stesso anno conosce Francesca. Dall’unione nasce nel 2004 la figlia Irma[4].
Nel 2006 è fondatore e redattore della rivista L’Accalappiacani (2006-2010), edita da DeriveApprodi,[5]. Nori è anche fondatore e curatore della rivista Qualcosa, edita da Sempremai. Collabora con alcuni quotidiani tra cui Libero, Il Foglio, il Fatto Quotidiano e il manifesto[2]. Ha un blog su il Post.[6]
Il 24 marzo 2013 viene investito da una moto presso Casalecchio di Reno (BO) ed è stato ricoverato in gravi condizioni all’Ospedale Maggiore di Bologna.[7] Si è poi ripreso.[8] Si era però diffusa la voce della sua morte, cosa successa anche in occasione di un precedente incidente, nel 1999. Lui stesso racconta queste esperienze nel podcast “Due volte che sono morto”.[9] Non è l’unico podcast di cui è stato protagonista: nel 2020 è stato distribuito su tutte le piattaforme “Paolo Nori legge”[10].
Dal 2018 è professore alla Libera università di lingue e comunicazione IULM di Milano dove tiene il corso di Traduzione editoriale: narrativa e saggistica (Russo I e Russo II).[11]
Dal 2021 organizza e promuove corsi di scrittura creativa con la Scuola Karenin[12] da lui fondata.
Nel 2025 con il romanzo Chiudo la porta e urlo è finalista al Premio Strega.